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Da apocalissi annunciate a integrazioni possibili

In previsione della pubblicazione del n°0 di IO01, Marco Sorelli inaugura la sezione “Dibattito Contemporaneo” con una nota introduttiva sulla scelta degli articoli che formeranno la nostra rassegna periodica dedicata all’Umanesimo Tecnologico

Di Marco Sorelli 18/01/2021

In previsione dell’uscita di questo nuovo strumento editoriale, mi sono imposto di fare ordine negli oltre 900 articoli (ritagli stampa) che nel corso di questi ultimi tre anni ho raccolto sul tema che viene oggi frequentemente definito “Umanesimo Tecnologico”. Svolgendo la professione di consulente in comunicazione per imprese di vari settori (manifatturiero e servizi), conduco da tempo un impegno continuativo nel produrre rassegne stampa che contemplano anche alcuni degli argomenti che, direttamente o indirettamente, riportano al tema dell’Umanesimo Tecnologico: ad esempio la sempre più massiccia digitalizzazione dei processi industriali e il rapporto fra lavoro e strumenti di comunicazione. 

La mia rassegna si è andata formando in particolare tramite ritagli tratti dai principali quotidiani nazionali italiani e i magazine ad essi periodicamente allegati, soprattutto quelli che alimentano il dibattito socio-culturale. L’interesse e la passione per questo impegno di rassegna è stato ulteriormente incentivato dal fatto di essere da alcuni anni insegnante per la materia “Fenomenologia dell’immagine” all’interno del Corso di Grafica e Comunicazione dell’Accademia SantaGiulia di Brescia. Proprio questa attività, che pone al centro dell’interesse la “cultura visuale”, mi ha condotto ad affiancare alla rassegna stampa una bibliografia a tema che anch’essa è diventata sempre più vasta e articolata, andando a comporre uno scenario che potrebbe apparire (e lo è!) labirintico. Ogni giorno e settimana, inoltre, la rassegna stampa si amplia, anche di molto. L’esigenza di fare ordine nei documenti a mia disposizione era quindi impellente, anche a livello professionale e didattico. Verificando il contenuto degli articoli e dividendo diligentemente il tutto in cartelle tematiche, è emerso subito l’utilità di questo lavoro, soprattutto per quanto concerne gli argomenti che oggi fanno riferimento, sempre direttamente o indirettamente, al tema dell’Umanesimo Tecnologico. Lo scenario è, in estrema sintesi, caratterizzato da sei filoni tematici fra loro spesso strettamente connessi ed interdipendenti.

1 – Riflessioni generali con approccio filosofico e sociologico (trasversali).

Si tratta di contributi che in vari casi richiamano la configurazione proposta anni fa da Umberto Eco fra “apocalittici” e “integrati”. Agli inizi degli anni Sessanta per Eco gli apocalittici lanciavano i loro strali verso i media e la TV in particolare, oggi i “nuovi apocalittici” vedono la sempre maggiore affermazione tecnologica e soprattutto la digitalizzazione della vita come fenomeni spiccatamente “antiumanistici”, soprattutto perché non controllati o impossibili da controllare; mentre, parallelamente, i “nuovi integrati” (meglio sarebbe definirli “i possibilisti”), pur riconoscendo i rischi della supremazia tecnologica, sono favorevoli a un’affermazione crescente della stessa come alleata fondamentale dell’umanità; per loro le potenzialità positive sono superiori ai rischi e caratterizzano tanto le comunicazioni digitali (IoT compreso, naturalmente), quanto la robotica e l’intelligenza artificiale. In entrambi gli schieramenti, il macro argomento dell’Umanesimo Tecnologico va a comprendere anche temi riguardanti etica, morale e fede. Ambito fondamentale di riflessione è poi il mondo del lavoro e della sua organizzazione. Dove la crescente strategicità della tecnologia, digitale e robotica, apre questioni basilari per il futuro delle imprese, soprattutto nell’ambito del rapporto fra ruoli, competenze e persone. Si lega in modo sinergico a quanto ora ricordato anche il tema della evoluzione delle democrazie in epoca di sempre più massiccia digitalizzazione, con i collegati argomenti della partecipazione sociale, delle relazioni dirette alla politica (spesso sostituite dai social) e della vita relazionale nel suo complesso. Queste riflessioni, e le loro tendenze fra apocalittici e integrati, sono state fortemente accentuate per numero e intensità durante la prima “ondata” Covid 19 e il post lockdown. E continuano anche ora, soprattutto con l’arrivo della temuta “seconda ondata” Covid.

 2 – Come la digitalizzazione (soprattutto il web), la robotica e l’intelligenza artificiale influenzano neuroscienza, neuromarketing e neuroestetica.

In pratica, come l’utilizzo di sistemi digitali – sempre più diffuso e intenso con l’avvento di Covid 19 – si riflette sul cervello umano, sulle emozioni e sulle capacità di memorizzazione. Fra i temi più interessanti e affascinanti anche le possibili modificazioni del concetto di “innamoramento” e più in generale come l’utilizzo e fruizione iper intenso delle tecnologie di comunicazione possono modificare i legami affettivi fra coppie e all’interno delle famiglie (molteplici, ad esempio, i focus di attenzione su come la tecnologia digitale può contribuire ad accentuare crisi delle autorevolezze consolidate;  per alcuni autori siamo di fronte alla più forte evoluzione dei costumi sociali dopo il 1968). 

Come si può immaginare, su questo specifico tema articoli e saggi sono particolarmente orientati alla tendenza “apocalittica” (o più accortamente di “critica radicale” all’attuale scenario). Inoltre l’emergenza Covid 19 e la cosiddetta “nuova normalità” ha reso più intenso il dibattito anche su temi come la partecipazione femminile al mondo del lavoro – con rischi di regressione – e il ruolo degli anziani in una società sempre più digitalizzata e che favorisce il “distanziamento sociale”, solo per fare altri due esempi. Anche il dibattito su tutti questi temi ha ripreso vigore con la “seconda ondata“ Covid. 

3 – Come lo sviluppo della digitalizzazione e della tecnologia modifica la fruizione delle comunicazioni visive, delle arti, dei musei e delle mostre, degli eventi di partecipazione collettiva. 

Anche su questo tema il dibattito vede gli “apocalittici” in primo piano. Nello stesso tempo l’apparato critico viene spesso compensato da interventi e performance che recuperano le stesse criticità sottolineando come esse possono trasformarsi in arte visiva. Quindi in uno straordinario ribaltamento creativo. Rientra in questo filone anche il tema delle mostre “virtuali” e dell’arte totalmente o parzialmente proposta on line

4 – Come la digitalizzazione si riverbera nell’apprendimento e nella formazione.

Le riflessioni derivano spesso da considerazioni che partono dai temi precedentemente ricordati e sono essenzialmente di due tipi: verso il coinvolgimento della scuola/università, e verso quello che fanno le imprese, sia nel loro welfare interno (oggi accentuato enormemente dallo smart working), sia verso le relazioni esterne.

Questo tema apre due altri fondamentali filoni di riflessione, tradotti in numerosi articoli e saggi, che hanno visto un crescendo formidabile dopo Covid 19: validità e limiti delle lezioni on line; validità e limiti dello strumento multimediale (computer, tablet, smartphone e i relativi software) come indispensabile artefice della dinamica stessa, quindi non solo “un valido aiuto” all’insegnamento, ma il protagonista assoluto della relazione educativa; in condizione di “lezioni a distanza”, infatti, è indispensabile utilizzare uno strumento tecnologico adeguato “al contesto” e quindi anche un buon collegamento on line. Di fatto senza la tecnologia NON esiste la lezione, e non esiste neppure l’IDENTITÀ di professore e di studenti. Si può immaginare quanto importante sia questo tema e quanto sia dibattuto, anche a livello etico.

5 – Dal dibattito su formazione e apprendimento in epoca digitale ne deriva una notevole riflessione anche sul tema della validità attuale e futura del libro in carta, sia in ambito scolastico che lavorativo, vale a dire come elemento di formazione ai propri dipendenti.

Interessante è notare come il primo periodo emergenziale di Covid 19 (e relativa attivazione del primo lockdown) aveva riportato alla ribalta la “lettura” del cartaceo spesso come “antidoto” a una digitalizzazione comunicativa esasperata (le tante ore di call); così è avvenuto anche per i giornali in carta, con una crescita di tirature, diffusioni e vendite. Dal giugno scorso i dati delle indagini di mercato mostrano nuovamente una regressione della stampa in “cartaceo” e un’apparente tenuta del “prodotto libro”, con però uno scenario di mercato a “macchie di leopardo” per territori, punti e modalità di vendita. Un tema che si nota in rassegna stampa è anche quello che considera come si sta evolvendo la “élite” (nel senso migliore del termine!) dei lettori in carta: sempre meno consistente numericamente (almeno in Italia), ma forse sempre più “opinion leader” o almeno “influencer” rispetto alla massa che fruisce solo in digitale. Un argomento dai contorni ancora complessi da indagare, ma chiaramente molto importante anche a livello pedagogico e di istruzione scolastica/universitaria.

6 – Il tema dell’Umanesimo Tecnologico e del suo impetuoso sviluppo ha aperto importanti ambiti di riflessione anche su come la digitalizzazione modifica la comunicazione commerciale (la pubblicità, ma non solo quella) e il rapporto mercato-consumatori.

Soggetti, i consumatori, che ancora prima di essere acquirenti, sono fruitori di messaggi. Fra i temi legati a questo argomento, ad esempio, si colloca come realizzare comunicazioni efficaci e allo stesso tempo eticamente responsabili. Tutto ciò si lega sempre più non solo ai “contenuti”, ma al mezzo stesso (profetico McLuhan!). All’interno di uno scenario sempre più influenzato anche dalle strategie, di cultura visuale oltre che tecnico-commerciali, delle majors del digitale, come Google, Facebook, Apple. 

Sarà un caso (ma come dice Robert Hopcke in un suo noto saggio: “Nulla succede per caso”), proprio questi soggetti sono quelli che hanno accumulato i maggiori profitti perfino durante Covid 19 e la “nuova normalità” post lockdown. Nello scorso mese di luglio, solo per fare un esempio, Apple ha raggiunto una capitalizzazione di oltre 2000 miliardi di dollari, superando il PIL Italiano. Anche queste dinamiche sono parti integranti e significative dei numerosi interventi e riflessioni che compongono una aggiornata rassegna sul tema dell’Umanesimo Tecnologico.